mercoledì 17 novembre 2010

Volevo dire....

Per iniziare di dare le miei impressioni, mi sembra importante focalizzare il fatto che ciascuno di questi passaggi ha come ingrediente fondamentale la pazienza.

Solo le tappe centrali, di realizzazione del progetto, hanno una scansione temporale che si può fissare, dato che si articolano attorno al lavoro concreto dei partecipanti e dei trainers
Per scrupolo di equità nell’uso delle attrezzature di ripresa e di montaggio, è importante far rispettare attentamente la pianificazione – e dunque che questa sia ben pensata e ben scritta.
Le altre tappe sono nelle mani o degli organizzatori (i primi due passaggi, per esempio, non dipendono da altro che dalla loro motivazione), o dai donors (che non so in Italia, ma in Francia non rispondono mai nei termini promessi).
Occorre quindi stabilire dall’inizio una data d’inizio del laboratorio, sapendo che in ogni caso è molto probabile che non sarà rispettata.

Per quanto sta in me, preferisco cominciare veramente il laboratorio solo quando tutte le condizioni materiali e finanziarie sono soddisfatte.

Per quanto riguarda il contatto con i partecipanti:

Alberto parte dall’incontro fra una struttura di video con esperienza nella pratica dei laboratori ed un'altra struttura ben individuata, all’interno di un contesto preciso (che sia un contesto sociale, come Barcellona, o educativo, come a Stromboli e nelle Eolie)
Appoggiarsi ad una struttura come ZaLab significa poter approfittare di un’esperienza consolidata e condivisa di video partecipativo, oltre che di un parco materiali già a disposizione e dell’esperienza nella tecnica, di quello che può funzionare in un contesto di laboratorio e dei limiti dei film che ne escono.

Anche cercare un’organizzazione di mediazione può aiutare: significa incontrare un contesto e delle persone che non solamente conoscono la realtà d’interesse, ma sono anche abituati ad inquadrarla. Alcune organizzazioni hanno anche disponibilità di fondi propri, e possono cofinanziare nella costruzione del budget.

Ciò nonostante, io penso che sia anche possibile che una struttura organizzi da sola il laboratorio.
La sfida sarà allora differente, e più complessa; chi organizza dovrà farsi carico non solo del progetto, ma anche della sua sostenibilità tecnica. D’altro canto, sarà autonomo (ovviamente, assieme ai partecipanti) nel definire forma e direzione del laboratorio. Questo vuol dire più libertà d’azione, per organizzare e pianificare i passaggi de percorso; un rapporto più diretto con i partecipanti (non so se è accaduto a ZaLab, ma nella mia esperienza è successo spesso che un mediatore si mettesse in mezzo fra me ed un partecipante, privando quest’ultimo della parola, o filtrandola, interpretandola).
Organizzare tutto in autonomia è una sfida per chi ha già esperienza nel video e nell’uso delle attrezzature, e si sente in grado di reggere da solo tutte le difficoltà della creazione del progetto.

In effetti, il vantaggio di condividere il progetto fra due strutture è da un lato quello di poter condividere i faticosi passaggi della stesura del progetto e della ricerca di finanziamento, dall’altro di consentire ad una struttura di scaricarsi da compiti logistici per potersi concentrare sul lato artistico.
E, come faceva molto giustamente notare Alberto, i problemi tecnici non devono, nella misura del possibile, ostacolare la creatività dei partecipanti.

Una camera 16mm, belle&owen che utilizziamo, a Marsiglia, per fare i nostri lavoratorii.


A proposito delle tecniche di realizzazione del progetto

E’ importante lasciare il massimo di libertà possibile ai partecipanti: sono loro che scrivono e girano il film

Questo non significa che chi conduce il laboratorio debba seguire supinamente tutti i desideri dei partecipanti: ha un ruolo più sottile, e deve esprimere la sia esperienza. Proporre soluzioni migliori se un’idea si rivela irrealizzabile, senza rovesciare l’intento originario, e soprattutto esaltare la creatività dei partecipanti con diversi mezzi: discussioni di gruppo sui diversi progetti, scambio fra i differenti film dei partecipanti (uno che recita in un film può convincere il regista di quel film a recitare nel suo).

Come ho già detto, la tecnica non deve essere un problema; Alberto propone quindi esercizi con le attrezzature – tanto con la camera quanto con la stazione di montaggio.

Se gli esercizi sono un mezzo per familiarizzarsi con il materiale, va bene; ma se è una formazione su come fare un piano, inquadrare un’immagine, non sono del tutto d’accordo.
Lasciate i partecipanti cercare per conto proprio la loro inquadratura, trovare il loro modo di tenere la telecamera, e sarete sorpresi dei risultati.
Imparare ad usare la telecamera può essere un processo veloce, soprattutto se è un modello di utilizzo semplice.
E’ meglio, quindi, non ingombrarsi con attrezzature professionali, troppo pesanti e troppo complesse da maneggiare (anche perché sono intimidenti per dei principianti)

Un ultima cosa a proposto del suono: un bel mezzo per esaltare la creatività dei partecipanti è metere una regola: niente musica. Pensateci bene: ci sono enormi possibilità nel lavoro di creare un suono. Lavorare sull’ambiente, rinforzare certi tagli di montaggio o certe azioni degli attori.
Effettivamente, anche la composizione in proprio delle musiche è un’alternativa interessante; ma consiglio molto di costruire la colonna sonora tramite registrazioni sul luogo di ripresa; è una pratica molto ludica, e non troppo difficile da fare. Se non ci sono abbastanza soldi per comprare microfono e registratore, attaccare un microfono alla telecamera (o tenerlo in mano) è un’alternativa sufficiente.


Questi sono i punti sui quali volevo darvi il mio punto di vista. Per il resto, mi pare che Alberto abbia detto tutto.
Non sono progetti facili da mettere in campo – la difficoltà principale è ottenere finanziamenti – ma è un’esperienza che vale veramente la pena di provare, è incredibilmente arricchente, ed ancora più per quelli che sono interessati ai mestieri del cinema

Aspetto le vostre impressioni, i vostri progetti…

1 commento:

  1. Aggiungerei alle tue impressioni anche il fatto di poter creare una rete e quindi un canale di uscita dei lavori video attraverso la società civile. In particolare utilizzando lo strumento del web, blog, social network etc... Ognuno mostra ciò che sta facendo mentre lo sta realizzando. In questo modo la Rete è sempre consapevole di sè stessa.

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